Sostenibilità
Londra corre, lItalia arranca
Scenari. I cronici ritardi del Belpaese verso la svolta sostenibilit
Nella City in arrivo un nuovo listino dedicato alle company più sostenibili. E da noi? La finanza alternativa è ferma al palo, nell?indifferenza dei big economici. E soprattutto della politica
Mentre Londra scommette due volte sull?etica, l?Italia ancora arranca. Dopo il successo dell?indice Ftse4Good, destinato alle imprese quotate con alti standard di Csr, a Londra nasce un nuovo listino, ancora più specifico, dedicato questa volta alle società che operano nel commercio equo e solidale e con impeccabili credenziali ambientaliste. Il progetto è promosso dal governo inglese con il sostegno della Fondazione Rockefeller.
Non c?è stupore tra gli operatori. Nel 2007 in cima alle classifiche dei fondi d?investimento britannici è arrivato l?F&C Stewardship Income, un veicolo finanziario con il timbro etico, scalzando il primato di Cooperative – Insurance Trust, altro fondo sostenibile che ha stracciato il benchmark del mercato. E anche la filosofia del Fair Pension sta contagiando tutti i fondi pensione del Regno, dando vigore al comparto del risparmio gestito.
In Italia ci si muove con passo da tartaruga, in preda ad altri problemi. Altri si fa per dire, perché la raccolta dei fondi è in profondo rosso, sulle sgr incominciano a campeggiare i cartelli ?vendesi?, la Borsa è diventata il terreno del delisting e della fuga dei risparmiatori, la riforma del Tfr non sfonda e il nuovo segmento di mercato, il Mac, rivolto alle piccole imprese, è ancora nelle sabbie mobili.
Tutta colpa della congiuntura negativa? Degli speculatori sui future del petrolio e dei finanzieri spregiudicati made in Usa? Certo, ma non solo. La finanza alternativa in Italia è ferma al palo, costretta ai margini dallo scarso interesse dei big del comparto (banche, assicurazioni, investitori istituzionali), dalla reti – poco incentivate – dei promotori e da norme che non spingono al rialzo le quotazioni dell?etica.
L?ultima indagine della commissione Finanza del Senato riconosce i meriti dell?etica ma ancora si discute su come ?chiarire i concetti? dell?etica e sugli interventi nel campo del microcredito, poco sviluppato e confuso con il finanziamento personale. Le novità non mancano. Banca Prossima, le mutue assicurazioni, Banca Etica, le Bcc mantengono il presidio. Ma non basta. E l?impegno richiesto dagli operatori alla politica ora è sempre più forte.
In attesa di un segno di vita dai palazzi del potere, i fondi di investimento comune italiani provano a fare massa critica. Riuniti attorno al tavolo dell?Abi, a febbraio il primo round e ad aprile il prossimo, i fondi etici stanno studiando le contromosse per prendere finalmente il volo. Il momento non è tra i più favorevoli. La riforma del Tfr non ha portato la svolta auspicata. Anzi. Il legislatore si è limitato a rendere obbligatoria nel prospetto informativo la voce sostenibilità, qualora il fondo decida di adottarla. Il tutto mentre si è preso la briga – in pochi mesi – di allargare agli hedge fund il paniere di investimento dei fondi. Fanno bene al mercato, si dice. E parlano pure in inglese, che non guasta e fa finanza alternativa. Che però, come sanno bene i britannici veri, non è solo una questione di lingua…
British style
- La City si fa equa.
Etica e capitalismo vanno a nozze sotto il tetto del London Stock Exchange. La Borsa britannica ospiterà entro il 2009 un listino dedicato alle aziende specializzate in Fair Trade (commercio equo), produzione e servizi compatibili con l?ambiente. Più che un segmento del mercato azionario, l?iniziativa – che è promossa dal governo inglese in collaborazione con la Rockefeller Foundation – è un elogio allo sviluppo sostenibile. Quello delle 150 imprese quotate -già individuate da Pradeep Jethi, che ha curato lo studio di fattibilità – che hanno resitito alla tempesta dei mercati finanziari. L?esecutivo ha anche allo studio la nascita di una banca d?affari etica che sarebbe finanziata utilizzando i circa 250 milioni di sterline che giacciono inutilizzati in conti bancari dormienti in Gran Bretagna.
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